Sì, a dichiarazioni deliranti, ad un nuovo corso spirituale, ad un ultimo album (Thirteen) pieno di pezzi editi una quindici di anni or sono e a delle performance vocali estremamente discutibili, on stage, anche per colpa dei problemi di salute che lo hanno accompagnato negli ultimi anni. Ci ritroviamo adesso con questo Super collider, come sarà? Aspettate che ci arrivo, con calma.
Un dato di fatto è che, vocalmente parlando, il nostro caro Dave non ne ha più: quasi tutte le linee vocali sono cantate con il freno a mano tirato, segno di un cantante che non ha più molto da offrire, anche se il buon gusto rimane, nonostante tutto. La voce si assesta sempre su tonalità da "appena alzato dal letto" e dice addio ai picchi di un tempo. Il vero punto debole del disco è proprio questo, a mio avviso.
Le dichiarazioni di Mustaine anticipavano che, questo Super collider, sarebbe stato un ritorno alle vecchie sonorità thrash. È così? Assolutamente no. Come sonorità mi ha ricordato in più di un'occasione The world needs a hero, ma il thrash degli esordi, scordatevelo. Anzi no, c'è un punto del disco in cui strabuzzi le orecchie (!?), ovvero la seconda metà della sesta traccia: la parte finale di Dance in the rain è come un viaggio nel passato, sembra di ascoltare i Megadeth di circa 25 anni fa, pezzo migliore del disco. Broderick e Drover, oltre al (quasi sempre) fidato Ellefson funzionano a tratti.
Se la prova del batterista é buona, forse da Broderick ci si aspettava qualcosa di piú, magari solo piú spazio per esprimere le sue potenzialitá, invece appare spesso soffocato dalle strutture delle canzoni e da Mustaine.
Uno sguardo veloce agli agli altri brani: l'opener Kingmaker è una tutto sommato buona canzone in pieno stile Megadeth, il problema è che la strofa è Children of the grave dei Black sabbath e il ritornello è la brutta copia di Skin o' my teeth.
Il singolo Super Collider è sicuramente una canzone ampiamente evitabile (ma si sa, i primi singoli sono spesso evitabili) e in Burn! Dave recita "Burn baby burn" ma si è dimenticato di aggiungere "discooooo infernooooo".
Stralci di buona ispirazione si vedono intorno a metà disco, con Built for war (un po' ripetitiva, ma fondamentalmente una discreta canzone) Off the Edge (con la strofa migliore dell'album) e come già detto prima, Dance in the rain, canzone con un testo "sociale e politicizzato".
La seconda parte del disco non é proprio il massimo, le tracce 7-8-9 sono abbastanza inutili, a parte un diversivo di chitarra country di The blackest crow. Discorso diverso, invece, per Don't turn your back... sicuramente una buona traccia, energica e di discreto gusto.
Una cosa notevole c'é ed é a fine album: é la cover dei Thin Lizzy, Cold Sweat (i Megadeth ad inizio carriera erano soliti registrare molte cover, l'ultima ufficiale su disco la trovate in So far, So good, So What del 1988), probabilmente la migliore canzone dell'album. Capirete che c'é un problema di fondo se una delle cose migliori di un album é una cover.
In ogni caso, non mi sento di giudicare male questo Super collider, qualche stralcio di classe c'é ancora, le canzoni non sono il massimo e vocalmente parlando é sotto standard, peró il disco si fa, tutto sommato, ascoltare nella sua interezza, pur senza grossi picchi. Ricordiamoci che é il quattordicesimo disco di una band che ha fatto storia, ripetersi non é facile.
Ah, dopodomani li andró a vedere dal vivo alla Brixton Academy, restate sintonizzati per il live report.
Voto 58/100
Top tracks: Dance in the rain, Cold sweat
Skip track: Forget to remember