Recensione: Flying Colors – Third Degree (2019)


Il nuovo dei Flying colors era senza ombra di dubbio uno dei dischi che attendevo con piú ansia per questo 2019. E anche in questo caso, come lo ero per Second Nature, sono rimasto leggermente deluso. Ribadisco il "leggermente" perché voglio che sia chiaro che questo Third Degree é un disco veramente inattaccabile sotto ogni punto di vista: musica assolutamente di qualitá, con un suono sempre all'altezza e cinque musicisti (e compositori) incredibili, in ogni singolo secondo dell'album.

Vi spiego meglio: ho amato e amo ancora alla follia il debut Flying Colors (clicca per la datatissima recensione) che mostrava una band diversa, a mio modo di vedere a metá fra il pop e il prog, cosa che un po' si é persa con il secondo disco, giá citato. Come il secondo disco, anche questo Third degree (dalla gestazione abbastanza travagliata) é composto da canzoni abbastanza lunghe, con l'elemento "canzone dalla struttura-pop-semplice ma supertecnica" che si é andato un po' a farsi benedire. Mi piaceva molto questo elemento perché rendeva i Flying colors in qualche modo unici, mentre adesso sono diventati una (meravigliosa) band prog, ma non troppo distanti da altri progetti giá esistenti, non per ultima quelle dello stesso Neal Morse.

Le nove canzoni di Third degree sono tutte decisamente buone ma a volte mi danno qualcosa su cui lamentarmi per via di alcuni richiami ad altre band (chi ha detto Muse?), per autocitazionismo (ci sono davvero tanti passaggi sparsi che mi ricordano altre loro canzoni. Niente di grave, altre band ci hanno costruito carriere) ma soprattutto per essere un po' prolisse. Anzi, diciamo di non avere il dono della sintesi, che suona meglio e forse gli rende anche un po' piú di giustizia.

Una di quelle che mi convince e mi ha convinto sin dal primissimo ascolto é sicuramente l'opener The loss inside, accompagnata dalla successiva More che, nonostante un po' di perplessitá iniziale (chi ha detto Muse? Copio e incollo), é cresciuta molto con gli ascolti. Cito come punto forte del disco anche Geronimo che, nonostante all'inizio mi abbia fatto esclamare "ma che é sta roba?" alla fine é riuscita a prendermi, grazie ad un ritornello semplice ma trascinante. Magnifica anche la ballad You are not alone che magari non arriverá alla bellezza della mia amata The fury of my love (dal secondo album), ma non ci arriva manco troppo lontana. Love letter, invece, é un'altra dimostrazione di quanto Portnoy/Neal Morse amino i Beatles. Le voci nelle strofe del brano sono anche le loro. A proposito di Neal Morse, la parte centrale di Last train home sembra presa dai suoi ultimi album. La canzone é stupenda dal punto di vista compositivo e dal quello strumentale, con il basso di Dave La Rue presentissimo (adoro questo musicista, un gusto davvero sopraffino), assoli "etnici"di Steve Morse e Casey Mcpherson che canta stupendamente, ma la canzone é una di quelle che non ha proprio il dono della sintesi.

L'ultima traccia Crawl, la piú lunga dell'album, rappresenta benissimo il mio pensiero sull'album e sul "nuovo" corso della band: la canzone, finché si svolge in maniera "canonica", é forse la cosa piú bella dell'album: atmofere, strofe, ritornello e parte prog... Tutto veramente stupendo. Ma dopo diventa anche tutto veramente troppo lungo, con circa 3 minuti e mezzo (a mio avviso) superflui nella parte centrale e pure con una coda un po' slavata. Il pezzo rimane stupendo, sia chiaro. Ma i Flying colors del primo disco l'avrebbero presentato con almeno 4 minuti in meno.

Nonostante le mie lamentele (causate probabilmente dall'attesa spasmodica per questo disco e dalle aspettative altissime per questa band), Third degree rimane un disco davvero inattaccabile e soprattutto Musica con M maiuscola. Ce ne fossero di piú album del genere, ma mi conoscete, trovo sempre il modo di lamentarmi, in qualche modo. Concedete una chance a questo disco che cresce tantissimo con gli ascolti.

Voto 74/100
Top track: The loss inside, You are not alone, Crawl.

Tracklist:
01. The Loss Inside
02. More
03. Cadence
04. Guardian
05. Last Train Home
06. Geronimo
07. You Are Not Alone
08. Love Letter
09. Crawl