Recensione a cura di Antonio Spina
"Spiriti bollenti” è piu’ che un disco,è un messaggio che la band bolognese 373°Kelvin vuole lanciare ai suoi ascoltatori. Formatasi tra i corridoi del DAMS di Bologna, nota accademia di musica-cinema-teatro, la band propone un rock’n’roll senza mezzi termini intriso di blues, hard rock ed heavy metal, ma che è intriso di contenuti filosofici volti a spiegare il disagio che la societa’ moderna e la quotidianita’ provocano nell’essere umano che a sua volta ne risulta standardizzato e portato ad “ebollizione”. Ed è proprio la metafora della temperatura a dare il nome alla band che riesce a riversare tutto il loro stato d’animo, la loro rabbia e voglia di resistere nel primo pezzo omonimo, 373°K,una botta energica e potente che sa di palla infuocata!
A dire il vero questo disco di “palle infuocate” ne ha parecchie: seguono infatti Comunque vada e La vita è mia, pezzi dal potenziale adrenalinico parecchio elevato nei quali le chitarre distorte e i riff tanto aggressivi quanto taglienti, testimoniano che l’intento della band è arrivare non solo all’orecchio dell’ascoltatore,ma all’animo,secondo un processo di coinvolgimento emotivo attraverso il quale suscitare nella persona che ascolta quantomeno una riflessione,un pensiero.
La passione per la filosofia ed in particolare per il filosofo Nietsche, si ritrovano nel titolo della strumentale Eterno Ritorno, un pezzo pianistico che a detta della band vuole essere un “omaggio a tutti coloro che sono passati nel mondo 373”, testimoniato dal fatto che nell’ultima parte del pezzo viene ripreso l’assolo della versione demo di Lascia che sia, pezzo-ballad che ritroviamo nel disco e che segue Eterno Ritorno,con un assolo di chitarra finale che arriva a toccare le corde dell’anima.
E quando si parla di anima si parla di Blues e quindi di Comunque vada,canzone che riprende il mood del famoso pezzo dei The Doors “Roadhouse blues”, e “30” nel quale un piano sempre presente si incastra alla perfezione con il caldo overdrive della chitarra, per poi sprigionare tutta la sua estensione armonica con l’assolo finale.
“Il paradiso insieme a te” e’ un vero e proprio inno all’amore nel suo senso piu’ ampio. Anche qui le chitarre ne fanno da padrone,contornate da una linea di basso dal sound incupito molto potente e decisa.
Chiude il disco “Dentro di te”, una rock ballad nella quale spicca una strofa cantata in metrica accelerata e che ha il fine di lasciare impresse nell’ascoltatore le sensazioni che è riuscito a far sue con l’ascolto dei precedenti brani.
Un plauso va ad una band che mira a proporre un ottimo rock influenzato dalle reminiscenze del passato ma soprattutto cantato in italiano(esperimento che non riesce a molti),ma allo stesso tempo vuole mandare un messaggio all’ascoltatore e stimolare in lui una riflessione sul contenuto dei pezzi,sul significato dei testi e delle loro possibili interpretazione, in una scena musicale italiana e mondiale che proprio in contenuti deficita e non poco.
Invito i lettori a soffermarsi sulle righe sottostanti:
alla faccia di chi ci dice:
"a far solo ciò che ci piace
chissà che mondo sarà?"
Iorispondo: "resta pur tranquillo
che comunque sarà sempre meglio
di 'sto fottuto mondo qua!"373°K-
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