Il demolitore: Pink Floyd - The dark side of the moon

Il demolitore é colui che non é mai contento, vedendo sempre il lato negativo delle cose ed é colui che risponderebbe alla classica domanda "un bicchiere é mezzo pieno o mezzo vuoto?" con "non é né mezzo pieno né mezzo vuoto, é solo un bicchiere di merda". Incontentabile, demolisce  tutto quello che gli sta attorno, che si tratti di opere d'arte o di monnezza urbana, per lui é quasi tutto sullo stesso piano. Ha una brutta opinione pure di se stesso.
Vediamo di quale disco si lamenterá oggi:


Onestamente non ho mai compreso quale sia l'eccezionalitá di questo The dark side of the moon.
Sí, sicuramente non é un cattivo un lavoro, ma non ne comprendo proprio il genio, invece é addirittura il terzo disco piú venduto di tutti i tempi, cosa stranissima per un disco non "di massa" come questo.
Eppure, alla sua uscita, il disco venne ignorato dalla stampa specializzata, la sua (presunta) "grandezza" é stata scoperta solo in seguito. Oggi, invece, al pari di The wall (altro disco sul quale avrei da ridire) é considerato il disco piú famoso dei Pink Floyd. Lo potete trovare in mille edizioni: a due dischi, a due dischi e mezzo, rimasterizzato dagli zii, con gli autografi del barista degli studi di registrazione, a 6 dischi con un mix incredibile di Albertino, con un live di prova registrato dal barbiere notturno della zona e con il booklet unto dell'olio del pollo fritto portato da Gilmour ai suoi colleghi, durante una pausa.


Dicevamo, il disco: pieno zeppo di pause, monotono, pieno di intermezzi musicali discutibili, suonato discretamente ma cantato maluccio, fatto che non stupisce piú di tanto, dato che nessuno dei componenti dei Pink Floyd puó definirsi davvero un cantante. Un cantante in questo disco peró c'é ed é pure bravo, anzi brava: é la donna che fa i cori, che risponde al nome di Clare Torry. Il problema é che spesso rompe i coglioni con tutti quegli Ahhhhhh ohhhhh uhhhhhhh ihhhhhhh ohhhhhh aaaaaahhhhhhhh ohhhhhoo ohhhh uhhhhh aaaaaaahhhhhh ohhhhhhh   ooouuuuuhhhh aaaahhhh uuuhhhhhiiihhhhhhhhhh uuuhhhhhh aaaaaaahhhhh, scusate se l'ho fatta cosí lunga, ma e solo per fare capire cosa si prova all'ascolto, per esempio, di The great gig in the sky.
Gli sbadigli volano alti anche sull'infinita opener On the run (che potrebbe portare l'ascoltatore a soluzioni drastiche, come desiderare di perdere l'udito/sbranare gli auricolari/distruggere lo stereo), Us and them (che potrebbe figurare in un album di Fausto Papetti per la quantitá di Sax presente) e Any color you like, strumentale tutto sommato niente male, se peró durasse la metá, forse anche meno.

Dicevo, non é proprio tutto da buttare, non voglio fare il disfattista, ci sono degli ottimi (esageriamo, dai) pezzi come Time, Money (che peró non ci azzecca nulla con le atmosfere del disco) e Brain damage, ma bastano questi tre pezzi?
Sí, perche alla fine, stringi stringi, di questo disco il meglio sta tutto in questi brani, e quello che rimane del resto di The dark side of the moon é noia, come avrebbe detto il mitico Califano, anzi tanta noia, peró noia ben confezionata e con un suono delle grandi occasioni (a cura di Alan Parson, per dovere di cronaca), questo dobbiamo riconoscerlo.

Opinione personale: se ne avessero fatto un EP invece di un LP, sarebbe stato meglio.