Servizio e foto a cura di Fabio S.
A 7 anni
dall’uscita dell’ultimo album vedere all’improvviso il nome Sparta in una lista
di concerti è stata una grandissima sorpresa. Nati nel 2001 dalla scissione
degli At The Drive In, hanno pubblicato finora 3 album: Wiretap Scars (2002),
Porcelain (2004) e Threes (2006), imponendosi come una tra le migliori band
della scena post hardcore americana.
Nel 2008 il
leader Jim Ward annunciava che gli
Sparta si sarebbero presi un momento di pausa, con molta incertezza per il
futuro, mentre lui si concentrava su un altro progetto: Sleepercar. Da allora nessuna notizia ufficiale fino all’agosto
2011, quando Ward, per la felicità dei fan, scrive sul suo blog: “gli Sparta si sono svegliati!” Da quel
giorno le cose sono andate comunque molto a rilento, la band ha iniziato a
farsi vedere in giro, ma senza ammazzarsi di show, e soprattutto senza
pubblicare niente di nuovo. Come me quindi, credo che tutti siano andati al
concerto con tanto entusiasmo, ma anche con tanta curiosità di vedere com’è
messo il gruppo dopo tanta inattività, e sicuramente con la speranza che la
ruggine non sia troppa.
Beh, vi posso
dire che gli Sparta si sono sicuramente risvegliati col piede giusto. Nella
piccola O2 Academy di Islington hanno dato vita ad un live composto e pacato,
ma dal suono potente e coinvolgente, e sono apparsi in buona forma, motivati e
grintosi. Si veniva letteralmente travolti dal loro suono, perfetto dal punto
di vista del settaggio dei vari strumenti e delle voci, cosa non sempre
scontata nei live. Nessun strumento dominava sull’altro, e si aveva davvero una
sensazione “d’insieme” stupenda. Tony
Hajjar alla batteria ha picchiato davvero duro, perfetto nelle sue
ritmiche, mentre il basso di Matt Miller
era costantemente presente in sottofondo, conferendo al suono gran parte della
sua energia e potenza. Keeley Davis
oltre ad essere un bravissimo chitarrista è anche un’ottima voce, essendo tra
l’altro il leader degli Engine Down,
un gruppo molto interessante. Che dire
di Jim Ward? Ti dà l’idea di essere
il tipico “tranquillone”, maturo, intelligente e semplice, per niente montato
di testa, che dice in maniera molto diretta quello che pensa, senza giocare a
fare la rock star.
Le prime parole sono per omaggiare Londra, definendola la
sua città europea preferita (ma magari lo dice in ogni città in cui suonano, no
dai, non è da lui), poi ricorda i live della band in cui prendeva a parole
Bush, e ora in un certo senso gli dispiace di non poterlo più fare, ma un “fuck
you” glielo manda lo stesso. Dice
ancora: “il live andrà avanti fino a quando avrò voce, e una volta che
lasceremo il palco non torneremo, non faremo la buffonata di andar via per poi
tornare dopo 2 minuti e suonare altre due canzoni, senza offesa a tutte le band
che lo fanno”. Grande! Pienamente d’accordo. E così il concerto va davvero
avanti fino a quando la voce di Jim è a pezzi, dopo un’ora e mezza circa.
Suonano il meglio dai loro tre album, prediligendo il fantastico Wiretap Scars, da cui suonano tra le
altre le stupende Cut Your Ribbon, Air, Mye e a richiesta Collapse.
Dagli altri due album spiccano invece Guns
of Memorial Park, La Cerca, Breaking the Broken e Taking Back Control. Tutti i pezzi sono
stati eseguiti in modo fedele alla versione studio, se non che dal vivo
suonavano sicuramente più piene e potenti. Prima di andar via Jim dà l’annuncio
più atteso e sperato: il nuovo album. Dice che la band recentemente si è chiusa
in studio, decidevano tre accordi, e buttavano giù un pezzo. Hanno scritto in
questo modo 12 canzoni in 6 giorni, sulle quali c’è ancora del lavoro da fare,
ma vogliono che quest’album sia qualcosa di spontaneo e genuino, e per certi
versi “grezzo”. Nessuna data è stata annunciata. Non ci resta che aspettare
curiosi, ma a giudicare dalla voglia della band di suonare insieme, di
divertirsi e di concentrarsi sul progetto Sparta, le premesse sono buone. Non
ci deludere Jim, e ci vediamo al prossimo live!