Arieccolo!
Timo Tolkki è tornato, siete contenti? Ne sentivate la mancanza, lo so.
Lo avevamo lasciato con gli "esperimenti" Revolution reinassance e poi con i Symphonia, disco puro stile Power metal con Andre Matos che non mi é affatto dispiaciuto, lo ritroviamo adesso con questo The land of the new hope.
Comincio sparato, senza peli sulla lingua: questo nuovo progetto del buon (?) Timo è una scopiazzatura totale del ben più famoso Avantasia, di Tobias Sammet:
1) è una metal opera
2) si chiama AVAon, che richiama (anche nei contenuti), AVAntasia
3) Il 90% degli ospiti é giá stato presente nei dischi targati Avantasia (persino Tolkki ha suonato nel primo disco, per chi non se lo ricordasse)
Vi ho convinti? Bene.
Il disco è da buttare? Assolutamente no, perchè sicuramente Timo è uno che sa suonare, come sanno ben suonare (e cantare) anche gli ospiti di questo The land of the new hope, tra gli altri: Michael Kiske (ma in quanti progetti ha partecipato?!?), Rob rock, Russel Allen, Toni Kakko, Sharon den Adel e Derek Sherinian e Alex Holzwarth.
Le prime due tracce sono davvero buone, sono quello che tutti si aspettano da una metal opera, Avalanche Anthem e, soprattutto, A world without us, fanno centro al primo colpo, con un ottimo Russell Allen sugli scudi.
La vera protagonista del disco é peró Elize ryd degli Amaranthe che é effettivamente il vero e unico punto di distacco dagli Avantasia. Il problema, secondo me, é che presente in tante anzi, troppe canzoni, oltre ad una apparizione nella opener, é presente, prima di tutto nel primo (evitabile) singolo Enshrined in My Memory, canzone abbastanza asettica e, aggiungiamo, dal terribile il videoclip, nonostante la figura della bella Elize (la discutibile figura di Timo Tolkki riazzera tutto, purtroppo).
Girato praticamente in 10 minuti in una stanza con sole 2 persone: "Hey ragazzi: facciamo un videoclip?" "Ma quando?" "Ora! Faccio venire un mio amico con la telecamera, salite al piano di sopra che facciamo tutto" "Si, ma io tra un'ora ho un altro impegno" "tranquillo, ci arriviamo"
Dicevamo, Elize onnipresente, la ritroveremo anche nella ottima In the name of the rose, nella discreta Shine (in duetto con Sharon Den Adel) e nella melensa I'll sing you home, che peró gode di ottime orchestrazioni e di un ottimo assolo di Tolkki.
E' pero Rob rock , a mio avviso, quello che sovrasta tutti in questo disco: si distingue per una buona prova in We will find a way, brano positivo e allegro, (ma con un copione gia' visto e sentito almeno un triliardo di volte), e con una prova epica nel ritornello di the The magic of the night, che rimane subito in testa nonostante, anche qui, la sensazione del "giá sentito".
Dicevamo, poteva mancare Michael Kiske in un progetto metal con tanti cantanti? Ovviamente no. La sua voce è come sempre divina, la canzone no, e nonostante una prova vocale di livello assoluto, la canzone risulta un po' stucchevole e presuntuosa, piene di note lunghe alla Kiske, solo che stavolta sono troppo lunghe ed è troppo lunga anche la canzone, che dura quasi 9 minuti (di note lunghe). Avete capito, ne sono sicuro.
Il disco, tirando le somme, é senza dubbio da promuovere, ma, se c'é una cosa che mi da fastidio nell'arte in generale é il copiare spudoratamente un'altra cosa (parlo di Avantasia, eh): se vuoi farlo, devi almeno migliorare quello da cui prendi spunto. Timo Tolkki non solo non c'é riuscito (l'impresa era estremamente ardua), ma non ci é andato neanche vicino. Aspettiamo i prossimi capitoli peró, non si sa mai nella vita. Timo, peró cambia ospiti!
Voto 60/100
Best tracks: A world without us, In the name of the rose, The magic of the night
Skip track : Enshrined in My Memory