Il Demolitore: Dream Theater - Images and Words

Il demolitore é colui che non é mai contento, vede sempre il lato negativo delle cose ed é colui che risponderebbe alla classica domanda: "un bicchiere é mezzo pieno o mezzo vuoto?" con "non é né mezzo pieno né mezzo vuoto, é solo un bicchiere di merda". Incontentabile, demolisce  tutto quello che gli sta attorno, che si tratti di opere d'arte o di monnezza urbana, per lui é quasi tutto sullo stesso piano. Ha una brutta opinione pure di se stesso.

Mi hanno chiesto un'opinione su Images and words, il disco che ha lanciato questi fantomatici fenomeni Dream Theater (cosiddetti paladini del prog metal, quelli che avrebbero riscritto un genere e triccheballacche varie). Mah, a me fanno antipatia solo a guardarli, mamma mia come sono brutti questi qui...


Vogliamo cominciare dalla copertina? E' sicuramente positivo il fatto che non ci siano le loro foto, però...Una bambina incollata col paint davanti ad un letto a baldacchino che manco la principessa sul pisello, un cuore in fiamme sospeso in aria e un vaso stile decò piazzato a caso in primo piano. Mancano solo un asino e un astronauta e il quadro sarebbe stato completo. Manie di strafare già dalla copertina? Ho questa brutta sensazione...

1 - Pull me Under
Cominciamo bene, giá sbadigli vigorosi durante l'intro della prima canzone... Mamma mia come sono prolissi questi qui. Ma lo fanno apposta? Il drumming del famoso prezzemolino Mike Portnoy è elementare e con un suono da tastiera giocattolo degli anni 80. Avete presente quelle economiche in plastica/petrolio che puzzavano a cane morto? Quelle. Dovevate premere i tastini per fare la batteria, ricordate? Ritornando alla canzone, beh, cosí cosí: il ritornello non è malaccio ma è anche di una banalità micidiale, i passaggi con la chitarra sono sempre uguali, le parole non hanno nessun significato, sembrano messe a casaccio. Il finale è stato per forza tagliato da un bambino al di sotto dei 5 anni, da un elefante o da un produttore con non meno di 15 litri di alcool in corpo.

2 - Another Day
Forse questi Dream theater avevano intenzione di partecipare a Sanremo? Questa lagnosa canzone avrebbe tutte le caratteristiche per stare in quel lagnoso festival. L'aggettivo lagnoso è invece troppo poco per definire la prestazione del cantante James LaBrie, cognome che non so se sembra piú simile ad un formaggio francese o ad un deodorante per auto. Scegliete voi. Quel Uhhhhhhh ohhhhhhhhh ohhhhhhhhh all'inizio del brano é virile come una ballerina quindicenne in tutú. Decente l'assolo di chitarra mentre quello di Sax é fastidiosissimo. Sapete che vi dico? Forse non sarebbe neanche stata accettata per il festival (per colpa del sax, principalmente). Ho detto tutto.

3 - Take the Time
Mamma mia che confusione...Ecco di nuovo la tastiera in plastica di fine anni 80, ma stavolta non mi riferisco (solo) al suono finto della batteria ma é proprio il suono della tastiera: pipipipipipipi...  E poi cosa ci azzecca la citazione per il (mediocre) film Nuovo Cinema Paradiso? Boh. All'inizio non si capisce niente, poi qualche parte passabile, devo ammettere che con gli strumenti questi americani non sono male, ma nel complesso davvero troppa confusione, sembra non sappiano dove andare. I cori nel ritornello sono piú fastidiosi di un parabrezza rotto solo dal tuo lato.

4 - Surrounded
Ma che é sta roba? Sembra l'inizio di un pianobar di una terrazza di un villaggio turistico di basso livello. Poi una parte piú brutta che piú brutta non si puó (forse era meglio l'atmosfera da pianobar) con il formaggio francese (o deodorante per auto) che strilla in maniera fastidiosissima. Non ho voglia di spendere altre parole per questa canzone. Preferirei essere circondato da dobermann affamati piuttosto che ascoltarla di nuovo.

5 - Metropolis pt.1: The Miracle and the Sleeper
Ahahah, ho letto che la parte due di questa traccia é uscita sotto forma di concept "solo" 7 anni dopo. Con calma eh...
Anche qui, molta confusione anche se devo ammettere che qualcosa di buono (facciamo discreto, dai) lo si sente. La chitarra alterna parti cervellotiche ad altre di buon gusto, anche la batteria é quasi decente qui (nonostante il suono), mentre il basso é totalmente inutile se non per un assolo centrale (anche se non si capisce cosa suoni, esattamente). Non voglio fare troppo il pignolo, dai, questo pezzo é ok. Migliorabile, certo, ma tutto sommato non è da lamentarsi troppo. Che il disco-sequel uscito 7 anni dopo sia un buon disco? Chissá, io ne dubito.

6 - Under a Glass Moon
Cervellotica, soprattutto all'inizio e un po' scopiazzata da questo e quello durante il ritornello (mi viene in mente la tremenda Back in the village degli Iron maiden). Viene parzialmente risollevata dal chitarrista John Petrucci (sará Gianni Petrucci, presidente del CONI sotto mentite spoglie da metallaro?) con un buon assolo di chitarra. Il ragazzo é un bravo musicista ma un po' confusionario e non assolutamente tra i migliori del suo strumento, al contrario di quello che si legge in giro. Anche se, effettivamente, di chitarristi bravissimi sulla scena ne vedo pochini (forse nessuno). Con uno sforzo in piú poteva essere migliore, ma onestamente devo ammettere che c'é molto di peggio in giro. Il testo sarà stato scritto da Luca Giurato.

 7 - Wait for Sleep
Mai titolo fu più profetico. Dovete aspettare questa traccia per dormire, lo ammettono loro stessi (forse ne sono consapevoli e hanno cambiato il titolo all'ultimo). Posso confermare che, nonostante la brevissima durata del brano, il rischio di cadere in catalessi per un paio d'ore é altissimo. E' talmente noiosa che dopo un minutino mi sono preso a schiaffi per restare sveglio. Se soffrite di insonnia, invece di prendere pastiglie o spendere metà del vostro stipendio in erboristeria, provate questa.

8 - Learning to Live
Ritorna la cofusione di Take the time. Ma perché fanno cosí? Sembra quasi vengano in sala a litigare "mettiamo il mio riff", "no, il mio é piú bello" "No, il tuo fa schifo" "Tua mamma fa schifo" e poi alla fine decidono di incollarli tutti assieme per non litigare più. Ci sono anche delle parti tipo tarantella napoletana, sarà entrato il cugino campano di Kevin Moore in sala: "Oh, mettete pure la tarantella che a mia nonna piace". Toh, si risente il basso verso la fine del brano. Il bassista John Myung potrebbe benissimo suonare solo 5 minuti in totale (del disco intero eh, mica solo di questa canzone) e passare il resto del tempo in spiaggia a sorseggiare Fernet Branca, per quanto mi riguarda. Forse lo tengono nel gruppo perchè è simpatico, ha i soldi o perchè porta le donne. Non lo sapremo mai. Se tagliato di 7-8 minuti, sarebbe potuto essere un buon pezzo. Parte finale brutta come la fame.

Io tutta 'sta magnificenza in questi Dream Theater non ce la vedo...Paladini di che? Innovatori di cosa? Pescano un po' a destra e sinistra dagli anni 70 e i testi sono interessanti quanto partite di biliardo notturne trasmesse dalla Rai. Con gli strumenti devo ammettere che se la cavano (ho sentito decisamente di peggio), ma quando attaccano le distorsioni fanno un sacco di caciara mentre, quando non la fanno, rischiano di fare addormentare l'ascoltatore con pezzi sanremesi o lassativi (ancora sbadiglio per Wait for sleep).
Images & words ha qualche sprazzo di talento e qualche spunto interessante, ma troppo poco per il sottoscritto. Non capisco perché portare in trionfo questi qui. Certo che la gente si accontenta veramente di poco...