Foto e live report a cura di Sonia
Once upon a time, not so long ago......there was a young and talented musician who, back from a fantastic journey into the land of Avantasia, wrote two wonderful operas, which he named “Metal Opera pt. I & II”.
Those who were lucky enough to listen to his music felt like they were carried into another
dimension; as if they were “Lost in Space”....to roam forever....
Trying to find their way back home, they began an astonishing jouney in
a world made of music, feelings and emotions.
They met a lonely “Scarecrow” who taught them a “Wicked Symphony”,
while the “Angel of Babylon” unveiled to them the “Mystery of Time”.
Finally, thanks to “Ghostlights” that lantern the trail, they found
their way back home...
….but their journey is not over yet.....it will start again, sooner or
later......
In sintesi questo è ciò che si prova assistendo ad un concerto degli Avantasia; un viaggio, un sogno ad occhi aperti nello spazio e nel tempo in cui Tobias Sammet ci guida, come Virgilio con Dante, sapientemente assistito dai suoi eccelsi musicisti e cantanti sopraffini......ma la sintesi non mi appartiene, pertanto inizia qui il resoconto di questa mia seconda esperienza live degli Avantasia.
Questa volta, contrariamente a 3 anni fa, sono arrivata da sola
all'Alcatraz; io, il mio biglietto e la curiosità di assistere alla resa live
di Ghostlights, l'ultima fatica firmata dal genietto di Fulda.
Sono anche riuscita a raggiungere il locale in un orario degno, tale da
assicurarmi almeno le prime file.
Alle 19,00, puntuali come un'orologio svizzero, si aprono i cancelli;
metal detector, controllo degli zaini (era il 22 marzo, c'erano appena stati
gli attentati a Bruxelles...e comunque, dopo Parigi, penso che questo genere di
controlli siano diventati prassi...o per lo meno, lo spero!) e “obbligo” di
gettare all'ingresso bottigliette di plastica et simila.
Dimenticatevi le corse forsennate tipiche dei concerti stile anni'90,
la fiumana di fans urlanti e disposti a tutto pur di aggrapparsi alla transenna
e guadagnare la prima fila; entrando così alla spicciolata, i primi 50-100
ragazzi hanno quasi potuto scegliere con cura dove posizionarsi....ed io con
loro. Risultato; 2 fila guadagnata, zona centro-sinistra del palco,
praticamente davanti alla pedaliera di Sasha Peath.
Alle 20,30 le luci si spengono e sulle note di “2001: Odissea nello
Spazio” cominciano a fare il loro ingresso i musicisti. Non ricordo
perfettamente l'ordine e non sono sicura di averli visti uscire tutti, dato che
le luci creavano giochi intermittenti che non permettevano di capire
perfettamente cosa stesse succedendo sul palco.....Ad ogni modo, una volta
posizionati tutti quanti, ha inizio il vero e proprio concerto e, come mi
aspettavo (e come già si sapeva del resto, dato che la scaletta girava su
internet ormai da qualche giorno) sono le note di “Mystery of a Blood Red Rose”
ad inaugurare lo show milanese. La platea davanti al palco esplode in un urlo
liberatorio quando Tobias scende dalla “scalinata” centrale della superba
scenografia, che simula la balconata di un castello, e comincia a cantare; i
fans in estasi rispondono parola per parola e tutti cantano insieme a lui.
Ma non c'è requie, giusto il tempo di salutare il calorosissimo
pubblico milanese e Tobias introduce già il secondo pezzo; la title track del
nuovo album, Ghostlights, una cavalcata power che infiamma gli astanti (quasi
ce ne fosse bisogno!) e, se è vero che non tutti sapevano le lyrics della
canzone, è anche vero che il ritornello l'hanno (ooops, l'abbiamo!) cantato a
squarciagola per il grande piacere di Sammet e compagni. E' inutile
sottolineare l'ovazione di 2300 fans in fibrillazione non appena Michael “Ugola
d'Oro” Kiske è apparso sulla scena; l'Italia ama Kiske e lui, speriamo, ci
ricambia....A tal proposito, su questa canzone il nostro eroe si merita ben più che una menzione d'onore; ovviamente
si sarà scaldato la voce, avrà fatto tutti i suoi esercizi, ma ci rendiamo
conto di quanto è alta questa canzone? Ci rendiamo conto che nessuno, o
pochissimi altri, si sarebbero azzardati a cantare “Ghostlights” come primo
brano (primo per Kiske, ovviamente)?
Chapeau, ragazzi..... La voce di quest'uomo è davvero
fantastica....inversamente proporzionale al suo gusto nel vestire....sembrava
uno appena uscito dalla palestra che passava di lì per caso!
Ad ogni buon conto, l'affiatamento, l'amicizia e l'ammirazione quasi reverenziale che lega Tobias Sammet a Michael Kiske era palpabile in ogni singolo “siparietto” coi quali i due, a più riprese, intrattenevano il pubblico tra una canzone e l'altra (non dimentichiamoci che, praticamente, il progetto Avantasia è nato quasi esclusivamente affinché Tobias realizzasse il suo sogno di cantare con Kiske); tra gli altri, il più divertente è stato quello in cui Tobias, rivolto al pubblico, racconta di come Kiske si lamenti con lui ogni volta che dovendo cantare un suo brano debba sempre essere costretto a toccare note altissime (senza contare che è anche la domanda preferita di quasi tutti i giornalisti che hanno intervistato Sammet durante la promozione di Ghostlights e di tutti, o quasi, gli altri album precedenti); la risposta, ovvia, data quasi con occhi luccicanti, è stata “because you can”! E l'Alcatraz è esploso in una sonora risata, salvo poi acclamare Kiske come un Dio Nordico.
Dopo Ghostlights è la volta di “Invoke the Machine”, potentissimo pezzo
tratto dal precedente album, Mystery of Time, cantata da un Ronnie Atkins in
gran forma, nonostante fosse sotto aspirina (i malanni sono stati una spina nel
fianco per i nostri, qui a Milano, ed Atkins è solo uno di coloro che ne è
stato colpito), un'eterno Peter Pan, che non si è risparmiato, saltando come un
grillo da un lato all'altro del palco.
“Unchain the Light” chiude il primo terzetto “bomba” della serata; una
canzone che avevo proprio voglia di sentire dal vivo, tra quelle che più amo di
tutto l'album. Esecuzione impeccabile, nonostante non sia poi così facile da
cantare; tiratissima, veloce, coinvolgente! Fantastico Kiske che faceva la sua
comparsata sul palco per cantare la sua riga “High up in the open sky” e poi
usciva subito di scena!
Dopo un'inizio al fulmicotone i ritmi si dilatano, le atmosfere
cambiano e Sua Maestà Bob Catley fa la sua prima apparizione della serata sul
palco dell'Alcatraz; mentre le tastiere intonano le prime note di “A Restless
Heart and Obsidian Sky”, il quasi settantenne Bob scende la scalinata con la
sua pacata falcata, ed un improbabile giacca azzurra, stendendo la mano destra
in avanti quasi a voler benedire il pubblico che lo acclama.....o a dare
l'estrema unzione....
”Restless Heart...” è l'unica canzone di tutto Ghostlights ad aver
avuto un doppio impatto su di me; sia in positivo, per il lavoro fatto sulla
strofa, l'attenzione alla tonalità.... perché Tobias già sapeva che sarebbe
stata la canzone che avrebbe chiuso l'album e già sapeva che l'avrebbe cantata
Catley.....sia in negativo, perché per quanto mi piaccia questa canzone, per
quanto adori la dolcezza ed il sentimento che Catley infonde nell'interpretarla;
ogni volta che ascolto il ritornello non posso non pensare a “The Story ain't
Over” (che tra l'altro hanno pure fatto, un po' più in là, nella scaletta).
Segue poi il brano che più ho amato e tutt'ora amo di The Mystery of
Time, ovvero “The Great Mystery”, altra chiusura (di album) affidata alle
sapienti doti di Bob Catley; il rispetto che Tobias ha nei confronti di
quest'uomo è quasi commovente (ed ha pure ragione, per carità!), secondo me lo
considera una sorta di “papà musicale”.
Eccoci quindi arrivare ad uno dei momenti più attesi di tutto lo show,
l'arrivo del “Vichingo del Nord”, di colui il quale, nonostante tutto, tre anni
fa si sentì la mancanza; Mr Jorn Lande! ….Ed entrata migliore non poteva farla,
dato che il brano che lo introduce è l'amatissima “Scarecrow” che il pubblico
indovina ancora prima che Tobias possa pronunciarne l'incipit del nome. Jorn
Lande è influenzato, ma non si risparmia; la sua potenza vocale seduce e getta
il pubblico in estasi. Se trovate su youtube il video di “Scarecrow” fatta
all'Alcatraz, guardatela perché merita davvero.
Jorn è affabile, gioca con il pubblico, muovendosi come un orango
impazzito durante gli assoli; dimostra di sentirsi a suo agio e la complicità
con Tobias è palpabile. A fine canzone, ed allo scopo di introdurre il brano
successivo, Tobias racconta un anedotto occorso durante l'ultimo tour che hanno
fatto insieme e che riguarda proprio Jorn; tutti erano stanchissimi dopo uno
show e, saliti sul tour-bus, l'unica cosa che volevano fare era dormire...tutti,
tranne Jorn, che pare si aggirasse per il pullman cantando canzoni popolari
norvegesi. Nessuno però si azzardò a zittirlo, a detta di Tobias (e ovviamente
per scherzo), perché un po' avevano paura di lui...e qui la risata corale
dell'Alcatraz... ma soprattutto perché era bellissimo ascoltare la voce calda
di Jorn che cantava quelle “arie incomprensibili”. Fu allora che Tobias decise
di scrivere una ballad per Jorn.....o meglio, una “mezza-ballad”.......A quel
punto tutti hanno capito che la prossima canzone sarebbe stata quel piccolo
(solo perché è corto) capolavoro che è “Lucifer”; strepitosa la resa live di
questo brano eccelso che io amo in modo particolare. Anche qui, se trovate una
qualsiasi versione su youtube guardatela: roba da pelle d'oca!
....Per un motivo del tutto opposto, era da pelle d'oca pure
l'abbigliamento di Jorn; un “completino nero” con pantaloni guarniti da fiamme
rampanti che salivano dall'orlo fino a mezzo polpaccio e che Jorn, come una
soubrette poco aggraziata, ha sfoggiato in varie tonalità; rosse, blu e gialle.
Amanda Somerville, unica donna presente sul palco, non ha fatto neppure un
cambio d'abito.....questo solo per puntualizzare ^^
Bisogna ammettere che, nonostante non sia andato sold out, l'Alcatraz era bello pieno; a detta di Tobias mancavano tra i 50 ed i 70 biglietti per raggiungerlo, anche se secondo me è stata una stima quanto meno ottimistica, sebbene essendo in prima fila, (il movimento della folla e l'aver fatto conoscenza con i miei “vicini”, mi ha permesso di guadagnarla), non posso dirlo con certezza perché non riuscivo a vedere oltre la quinta fila dietro di me...sono bassa, è un dato di fatto. Il pubblico, da parte sua, è stato molto molto partecipe; ha cantato, ha gridato, ha acclamato, ha risposto con calore e trasporto tutti italiani alle battute ed ai giochi di Tobias e degli altri, molte volte sono partiti cori spontanei che inneggiavano a questo, quell'altro ospite o Tobias stesso, tanto che a volte restava ammirato ad ascoltarci. Il pubblico era così caldo che Sammet quest'anno si è pure tolto la soddisfazione di riuscire a farci cantare “Felicità” di Albano e Romina; non so perché sia fissato con questa canzone, aveva sto tarlo anche 3 anni fa, evidentemente, dopo “Volare”, è uno dei brani italiani più famosi in Germania!
Ci ha ringraziati più volte per la nostra partecipazione, si vedeva che
era contento e soddisfatto di come stesse andando lo show; bhe, anche noi
eravamo contenti e soddisfatti!
La scaletta prosegue con “The Watchmaker's Dream” cantata da
un'impeccabile Oliver Hartmann; ero dalla parte opposta a dov'era posizionato
lui, ma le incursioni di entrambi i chitarristi sui lati del palco sono state
numerose ed apprezzatissime; segue “What's Left of Me” con un Eric Martin in
splendida forma (è sempre un piacere sentir cantare quest'uomo!), certo il suo
timbro è quello meno “metal” tra i vari vocalist con cui condivideva il palco,
però ragazzi, che performer!!!
E' la volta di “The Wicked Symphony”, title track dell'omonimo album e
altra canzone che amo particolarmente.
Finalmente è il turno di “Draconian Love” (la canzone splendida, che
reputo la più “oscura” di tutto Ghostlights) e di Herbie Langahns che, grazie
alla sua bravura e simpatia ha fatto subito breccia nel cuore degli astanti.
Non credo di sbagliarmi di molto affermando che questo era uno dei brani più
attesi del concerto.
La setlist prevede ora una delle canzoni simbolo degli Avantasia,
considerata e diventata di diritto “la ballad per eccellenza”, quella che
scatena cori spontanei e fa dimenare le braccia al cielo; “Farewell”. Tobias
dirige il pubblico che agita le braccia emulando il suo idolo che, al centro
del palco, come un direttore d'orchestra ci dice cosa fare; le voci
dell'Alcatraz si elevano ed accompagnano l'intro di tastiere fino ad esplodere
quando Amanda Somerville raggiunge Tobias e duetta con lui. Amanda è
bellissima, spumeggiante, solare; ci chiama “fratelli e sorelle” e, per
ringraziarci, esclama un “ti amo Italia” che infiamma tutti coloro che si
trovano dentro il locale.
Il pubblico degli Avantasia è eterogeneo e comprende persone di tutte
le età; c'erano teen-agers accompagnati da padri, madri e zii, giovani e meno
giovani, ragazzini che non potevano avere più di 10 anni tenuti sulle spalle da
papà o zii. Uno di questi era in prima fila e, sia Sasha sia Oliver, gli hanno
regalato i loro plettri, piegandosi e dandoli specificatamente a lui,
nonostante le tante mani tese ad elemosinare quel piccolo oggetto di plastica
quasi fosse una sacra reliquia. Anche Tobias si è piegato su di lui per
salutarlo. Un altro ragazzetto, sulla parte destra del palco, compiva 14 anni
il giorno seguente o quel giorno stesso e, notato il cartello che ne faceva
menzione, Michael Kiske ha spronato anche il resto della band a cantare e suonare
per lui un'improvvisato “Happy Birthday”; quel ragazzino si ricorderà per
sempre di questo concerto!
Altra canzone cui sono particolarmente legata, per il futile motivo che
c'è un intermezzo che adoro fatto col basso; “Stargazers”, seguono “Shelter
from the Rain” e “The Story ain't Over”......infine è la volta della
meravigliosa e possente “Let the Storm Descend Upon You”; entrata ormai di
diritto nella classifica delle canzoni
più epiche mai scritte da Tobias. Sul
palco insieme a lui altri due grandi mattatori; Jorn Lande e Ronnie Atkins. Del
norvegese ormai si è detto tutto o quasi, ma è disarmante vedere, o meglio,
sentire con quale facilità e perizia usa
la sua voce; ha cantato quasi sempre tenendo il microfono ad una certa
distanza, mentre per la maggior parte gli altri facevano l'esatto opposto (ok
molto dipende anche dal tipo di microfono che si usa, ma essendo tutti
esteticamente identici, non si capiva se si trattava di modelli diversi oppure
no)....questo solo per sottolineare la sua potenza vocale!
Ronnie Atkins è un vero animale da palcoscenico, di quelli d'altri
tempi, che fanno vibrare il pubblico e sanno come coinvolgerlo.
Ovviamente, quest'anno, “Promise Land” è stata cantata da Jorn e,
nonostante la bravura di Eric Martin che l'aveva cantata 3 anni fa, stavolta ha
avuto tutto un altro sapore!
Immancabile “Reach Out for the Light”, ormai diventata una specie di
inno; sebbene il vero inno che tutti aspettavano e che mai dovrà mancare dalla
scaletta è lei, la canzone “0”, quella che ha dato origine a
tutto....”Avantasia”!
Seguono la splendida “Twisted Mind” e l'accattivante “Dying for an
Angel” con Eric Martin a duettare con Tobias, come 3 anni fa. L'americano si
diverte un mondo a stare in mezzo alla “cricca di Tobias”; sia sul suo account
twitter, sia sulla sua pagina fb, spesso e volentieri commenta luoghi, concerti
e foto riferendosi ai suoi “compagni di viaggio” come “bros” o “Avantasia
Family”....il che è tutto dire....
Dopo più di 3 ore di concerto giunge il momento dei bis; quando, dopo
“Dying for an Angel” la band lascia il palco con l'annuncio da parte di Tobias
che quella sarebbe stata l'ultima canzone (ma chi ci crede!?!), l'Alcatraz
protesta il suo disappunto (per finta ovviamente) e reclama a gran voce il
ritorno dei suoi beniamini urlando “we want more! We want more!”. Chiaramente
Tobias & Co escono nuovamente e, quasi a sfidare la resistenza degli
astanti, Tobias chiede “Do you really want more??”, la risposta è ovvia e sulle
note di “Lost in Space” sale il boato dell'Alcatraz.
L'ultimo bis è un “medley” tra la meravigliosa “Sigh of the Cross” e
“The Seven Angels” con tutti i vocalist insieme sul palco a cantare insieme,
stanchissimi ma soddisfatti, come del resto il pubblico davanti al quale hanno
suonato per 3 ore e mezza!
Il generoso pubblico di Milano (che poi è riduttivo dire Milano;
c'erano persone da tutta Italia, davvero, da TUTTA Italia) regala emozioni a
Tobias con le voci, con le mani, ma non solo, anche con oggetti; pupazzetti,
striscioni.....Tra questi ultimi, due meritano di essere menzionati; una
bandiera italiana con la scritta “Avantasia” in oro in mezzo, mostrata con
orgoglio da Tobias ed un lunghissimo striscione bianco con la scritta “The
Ghostlights of Avantasia enlighted Milano”. Per srotolarlo tutto e mostrarlo
fiero, ma anche incuriosito, al pubblico Tobias ha avuto bisogno di aiuto
perché era veramente enorme, tant'è che per leggerlo bene Michi Kiske ci si è
messo davanti!! Scena impagabile!!!!
Si sa, Tobias Sammet è un musicista (compositore, polistrumentista.....etc etc) umile e generoso; virtù ampiamente dimostrate quest'anno, dato che alcune canzoni sono state cantate senza nemmeno la sua presenza sul palco. Eric Martin definisce gli Avantasia come una “famiglia” e credo che in fondo non sia molto distante dalla verità.
Vorrei concludere con un encomio particolare e doveroso, direi, per i
musicisti che accompagnano Tobias; professionisti strepitosi che meritano
grandissimo rispetto. Sasha Peath che avevo proprio davanti e che ci guardava
sorridendo e cantando con noi, Oliver Hartmann che oltre a suonare ha dato
grande prova canora sia come corista, sia come vocalist. Miro Rodenberg,
“l'orchestra” degli Avantasia e
Felix Bohnke; lui più di tutti. Non solo perché si è sparato 3 ore e mezza di
concerto al fulmicotone, suonando brani tiratissimi quasi senza un attimo di
requie, ma anche e soprattutto perché il poverino ha fatto tutto questo con 38
di febbre!! In effetti avevo notato che, a turno, gli si erano avvicinati per
chiedergli qualcosa prima il bassista, poi Sasha ed infine anche Tobias;
inizialmente avevo pensato che avesse problemi di suoni, con le spie...insomma
problemi tecnici che gli davano noia, perché ad ogni domanda lui rispondeva
scuotendo mestamente la testa. Invece è stato poi lo stesso Tobias a dire a
tutti che Felix aveva la febbre! Insomma suonare a quei livelli per tutto quel
tempo con la febbre non è da tutti; c'è gente che avrebbe annullato il
concerto......tanto più che non era l'unico a non essere in forma.
….Ma il viaggio continua... Tobias ripete ogni volta che il tour che
sta facendo potrebbe essere l'ultimo; Avantasia è un progetto che nasce
dall'estrema creatività del nostro amato genietto di Fulda, o come lo chiamo io
“Mozart dell'era moderna”, ma chissà quando verrà scritto e se verrà scritto il
prossimo capitolo. Certamente non tutti i musicisti che lo accompagnano
quest'anno saranno disponibili per un'eventuale prossimo tour; sono tutti
artisti con progetti propri attivi e funzionanti e, si sa, gli impegni sono
tanti.....già quest'anno Bob Catley non porterà a termine il tour di
Ghostlights per via dei suoi pregressi impegni con i Magnum; quindi ogni tour,
quasi ogni data è da considerarsi come una sorta di evento unico a sé stante.
Per questo non posso pensare di perdermi un loro concerto ogni qualvolta
vengono in Italia....e per fortuna mia, a Milano!