Recensione: Rage - The devil strikes again (2016)


Dopo la clamorosa separazione con Victor Smolski e anticipato (per il sottoscritto) dalla magnifica esibizione live che ho visto all'02 arena ritornano i Rage con l'ennesima fatica in studio (E' il disco numero 20?  Ho fatto bene i conti?). Come sono i Rage senza di Smolski? Cattivi, semplici, immediati e concreti. Esattamente quello che Peavy voleva e che sembra aver trovato grazie anche all'aiuto e alla freschezza dei bravi Marcos Rodriguez alla chitarra e Vassilios Maniatopoulos alla batteria, i suoi nuovi fidatissimi compagni d'avventura. Avevamo giá percepito il cambiamento/ritorno al passato con il singolo/EP My way (quanto mi piace quella canzone...) e confermo che, fortunatamente, The devil strikes again é un album che prosegue quella linea e su quella qualitá.

Partiamo proprio dalla opener-title track, che non é altro che un seguito di Sent by the devil del 1995. Testimone pesante dato che la canzone in questione é la mia preferita in assoluto dei Rage. Beh, The devil strikes again ha il grosso merito di non tradire le attese specialmente grazie ad un ritornello che mi manda fuori di testa. Sembra inoltre di ascoltare una canzone scritta proprio negli anni 90. Di My way ho giá scritto tutto il bene possibile in altre circostanze e ribadisco tutto anche in questa sede.

Praticamente il disco comincia con due instant classic, due pezzi che starebbero in qualsiasi greatest hits della band. Meglio di cosí... Seguono altri due pezzi godibili (ma non al livello dei primi due) come Back on Track e The final curtain (ma il riff non é stato preso paro paro da una canzone dei Megadeth?? Una B-side di Youthanasia, se la memoria non mi inganna) per ritornare a livelli altissimi con War, Ocean full of tears e Deaf Dumb and Blind, con ritornelli che ti si stampano in testa dal primo ascolto e con delle riuscitissime sezioni solistiche.

Cazzutissima e in pieno stile Rage anche la traccia numero 8, Spirits of the night, con un ritornello magari non originalissimo ma ruffianissimo e con la sezione solista che risente delle influenze di Smolski. Ritmi piú cadenzati (e livelli generali un po' piú bassi) per Times of Darkness con qualche influenza doom nel finale, mentre la traccia conclusiva é la splendida The dark side of the sun con dei riff di chitarra magnificamente frenetici ed un Peavey che va piú in alto del solito di tonalitá nei pre-chorus. Il ritornello concede un po' di respiro al pezzo con la solita melodia tipica dei Rage. Grandissimo pezzo e giú il cappello per i 3 musicisti.

Ritorno al passato in grande stile per i Rage e giú il cappello per uno dei musicisti/compositori piú sottovalutati della storia, quel Peavy Wagner che al dopo aver scritto una ventina di dischi é capace di sfornare un lavoro come questo.

The devil strikes again é un disco potente, melodico, immediato, ispirato, con nessun punto debole e con un minutaggio perfetto.
Uno dei migliori capitoli della storia dei Rage, fatelo vostro.

Voto 80/100
Top tracks:  The Devil Strikes Again, My way, The Dark Side Of The Sun

Tracklist:
01. The Devil Strikes Again
02. My Way
03. Back On Track
04. The Final Curtain
05. War
06. Ocean Full Of Tears
07. Deaf, Dumb And Blind
08. Spirits Of The Night
09. Times Of Darkness
10. The Dark Side Of The Sun