Recensione: Steve Vai - Modern primitive (2016)


Oh, mi é presa la passione per Steve Vai. Dopo averlo ammirato dal vivo allo splendido Palladium di Londra, il mese scorso, sto cercando di ascoltarlo/approfondirlo di piú.

Ed eccoci a questa nuova uscita, quindi: Modern Primitive, disco che troviamo in combinazione all'appena pubblicato remaster del famosissimo Passion & Warfare. Steve ha voluto riesumare una serie di vecchie composizioni del periodo tra il primo Flex-able e appunto Passion & Warfare. Ci concentriamo su questa uscita, dato che Passion & warfare (l'ho scritto 3 volte in 2 righe, bravo Giovanni) dovreste conoscerlo giá, se siete arrivati a leggere fino a qui.

1. Bop!
Il titolo mi ha ricordato il pezzo degli Hanson, per fortuna la canzone non c'entra nulla. Bop! é un pezzo con molte influenze di Frank Zappa, molti sintetizzatori, suoni filtrati e un tocco di follia. Follia poco rock, comunque.

2. Dark Matter
Si ritorna su binari piú consueti: si sente la chitarra con un suono piú robusto e con un background sicuramente piú rock del precedente. Buon pezzo, non passerá alla storia, ma buon pezzo.

3. Mighty Messengers
Un bel giro di basso e un ritmo serrato perquesta Mighty messengers, buon pezzo cantato da Steve. La linea vocale é sicuramente piú che accettabile ma Steve non é un cantante e si sente. Io ci sento un sacco di autotune, non so se sono troppo paranoico.

4. The Lost Chord
La voce che sentite in questa sorta di ballad non é di Steve bensí di Devin Townsend e il brano é molto molto particolare, a tratti da colonna sonora. Non sembra un pezzo di SV, complessivamente.

5. Upanishads
Ancora ritmi un po' blandi e poco rock accompagnati da un titolo che se scoprite cosa vuol dire, me lo dovete fare sapere. Buona musica ma non é il genere di pezzo che preferisco di SV.

6. Fast Note People
Ancora un altro pezzo cantato ed un altro con una buona dose di follia cara a Frank Zappa. A tratti sembra di ascoltare un suo brano con tantissime tastiere e synth...Sentite il passaggio a 1.35. Verso la metá il brano si normalizza e Steve gli "butta" un assolo formidabile. Poi ritorna lo spirito di Frank Zappa. Anzi, proprio lui in carne ed ossa, talmente la sua influenza.

7. And We Are One
Ho letto da qualche parte che ogni settima traccia di ogni disco di Vai é una ballad. Io ve lo scrivo ma non ho verificato. Pezzo classico á lá Vai cantato dallo stesso Steve con l'ausilio di una voce femminile. Le voci faranno subito spazio alla chitarra per poi ritornare verso la fine. Pezzo che potreste ritrovare benissimo in un centro benessere, chitarra a parte.
Lasciando perdere le fesserie del sottoscritto, é uno dei brani migliori del disco. Forse il migliore.

8. Never Forever
Uh, che bella 'sta parte di basso... Le voci, purtroppo, un po' meno e rovinano un po' l'atmosfera. Il pezzo si riprende un po' nella seconda parte ma non é proprio memorabile.

9. Lights Are On
Brano geniale, con un sacco di influenze e un sacco di trame e idee che si intrecciano in sei minuti e mezzo di durata. Impossibile da spiegare, dategli un ascolto.

10. No Pockets
Un brano cantato decisamente piú canonico e di "facile" ascolto rispetto alla maggior parte del materiale che abbiamo ascoltato fino a qui. Beh, ci sono un sacco di tempi prog, per questo ho messo il "facile" tra virgolette. Il cantato é piú efficace del solito in stile vagamente David Lee Roth. Francamente si sentiva la mancanza di un pezzo piú diretto. 

11. Pink and Blows Over: Part 1
Aspetta, ma che é, una favola?

12. Pink and Blows Over: Part 2 (Mars Attack)
Praticamente una colonna sonora: pianoforte e tastiere atmosferiche, Steve che fischia, fa versi, canticchia. Tutto molto bello (per una colonna sonora di certo, per un disco non sono sicuro) ma anche molto prolisso.

13. Pink and Blows Over: Part 3 (Jazzbo Paddle-foot)
I ritmi si accelerano e diventato jazzati (ancora di piú), con la chitarra tipica di Steve vai a "soleggiare" su territori un po' diversi dal solito. Questa suite in tre parti é proprio bislacca (come il termine bislacco).

Il disco dovrebbe essere preso per quello che é: una serie di brani composti una trentina d'anni fa e che non hanno trovato spazio nella discografia di Vai (e nei suoi altri progetti). Il disco é per forza di cose un po' slegato e con differenti influenze. Qualche buon brano, qualcuno trascurabile e tanti momenti strani. Consigliato solo se siete fan accaniti di Steve.

Voto 60/100
Top tracks: And we are one, Lights are on, No pockets.