Recensione a cura di Andrea Roddi
Dal Piemonte ci piomba addosso questo cantautore tagliente e spudorato che ci vomita tutta la decadenza attuale, tutto il negativo che avvolge inesorabilmente la nostra esistenza.
Già dal titolo si evince il filo conduttore del suo secondo capitolo discografico, quel Gekrisi che richiama la situazione e il credo degli individui odierni descritti come vere e proprie caricature deformate dalla realtà.
Tra folk, cantautorato, blues, soul e filastrocche d'altri tempi intona i malesseri di oggi, si insinua tra Capossela, Conte e musica tradizionale e come un menestrello cinico ci inabissa verso il fondo, edulcorando, facendoci sorridere. Indorando la pillola insomma.
Si parte con Aldilà ed è facile capire il gioco di parole del testo, con il folk singer piemontese abile nel saltellare sui diversi significati, prerogativa di cui poi scopriremo essere intriso l'intero album. Musicalmente la canzone ricalca le orme cantautoriali più classiche, non originale ma incisiva, così come le successive Gekrisi e Jack Risi giocano con l'ambiguità tra titolo e liriche, a volte volutamente volgari per dare più enfasi e attualità.
Da menzionare Migrante, toccante ed attuale al punto giusto, 40 anni, una sorta di Guccini moderno con strofe simil-Offlaga Disco Pax, ed Un tango qualunque, malinconicamente acceso da una tromba piangente e da un testo che lascia il magone.
Molto bravo LorisDalì, forse non proprio originale, ma chi oggi lo è effettivamente?
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Dal Piemonte ci piomba addosso questo cantautore tagliente e spudorato che ci vomita tutta la decadenza attuale, tutto il negativo che avvolge inesorabilmente la nostra esistenza.
Già dal titolo si evince il filo conduttore del suo secondo capitolo discografico, quel Gekrisi che richiama la situazione e il credo degli individui odierni descritti come vere e proprie caricature deformate dalla realtà.
Tra folk, cantautorato, blues, soul e filastrocche d'altri tempi intona i malesseri di oggi, si insinua tra Capossela, Conte e musica tradizionale e come un menestrello cinico ci inabissa verso il fondo, edulcorando, facendoci sorridere. Indorando la pillola insomma.
Si parte con Aldilà ed è facile capire il gioco di parole del testo, con il folk singer piemontese abile nel saltellare sui diversi significati, prerogativa di cui poi scopriremo essere intriso l'intero album. Musicalmente la canzone ricalca le orme cantautoriali più classiche, non originale ma incisiva, così come le successive Gekrisi e Jack Risi giocano con l'ambiguità tra titolo e liriche, a volte volutamente volgari per dare più enfasi e attualità.
Da menzionare Migrante, toccante ed attuale al punto giusto, 40 anni, una sorta di Guccini moderno con strofe simil-Offlaga Disco Pax, ed Un tango qualunque, malinconicamente acceso da una tromba piangente e da un testo che lascia il magone.
Molto bravo LorisDalì, forse non proprio originale, ma chi oggi lo è effettivamente?
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