Eccomi per la prima volta alla Assembly hall di Islington, che tra le altre cose dista una quindicina di minuti da casa mia e dove dovrei andare presto per burocrazia varia (ma sto posticipando senza pietà).
Mi piazzo nella balconata, molto comoda e non molto affollata, con una ottima visuale. Meglio di cosí non si puó davvero. Arrivo appena cominciano i support act Port noir, quindi spando due parole anche per loro: non mi è mai fregato nulla dell'apparenza, ma presentarsi ad un concerto rock metal (o prog, o quello che volete) con le camicie come se stessi andando ad una festa di compleanno in giardino ("auguri, ho portato del vino") è una cosa che mi dà parecchio fastidio. Mi da fastidio perchè è studiato (ho sbirciato qualche loro foto), se fosse casuale ci passerei anche sopra. Riguardo la musica di questi tre ragazzi: ha sicuramente il suo perché e qualche pezzo non mi è dispiaciuto affatto, ma il tutto suona abbastanza noioso e ammaestrato alle mie orecchie. Come le loro camicie.
Verso le 21 fanno finalmente il loro ingresso i Pain of salvation con Daniel Gildelow con un look a metà tra l'effeminato e il macho, inoltre, non so per quale motivo, è scalzo. Il tastierista da lontano sembra così giovane che sembra uscito da scuola e il bassista sembra abbia appena preso parte ad un film sui pirati. Riguardo il "nuovo" prezioso acquisto della band, il chitarrista Ragnar Zolberg: posso confermare che non ha solo la voce da donna, ma ha anche il look da donna, con tanto di capelli curatissimi e make up. Se non avessi saputo che era un uomo... (qualcuno gli gridava addirittura "I love you", ogni tanto). Riguardo la questione se Daniel vocalmente non sia più quello di una volta. Beh, non è dato saperlo perché tutte le parti impegnative le canta Ragnar che sulle note alte è persino più convincente di Daniel. E con questa affermazione non credo che debba aggiungere altro sulla bravura dell'ormai non più nuovo chitarrista/cantante, nuova linfa vitale della band.
Il concerto mi è piaciuto parecchio e la scaletta è stata perfetta per i miei gusti dato che ampio spazio è stato dedicato ai miei due album preferiti dei Pain of Salvation, Remedy lane e soprattutto l'ultimo In the passing light of day (clicca sui titoli per le relative recensioni). In mezzo, canzoni che fa piacere a tutti riascoltare come Linoleum e Ashes. La band, nelle parti piú pesanti, sembrava una banda (scusate il gioco di parole) di psicopatici: tutti a fare headbanging in tempi diversi e muoversi in maniera casuale sul palco. Ci piace. Le canzoni dell'ultimo album sono risultate convincenti anche in sede live, mi é piaciuta molto anche Silent gold, che da disco invece non aveva colpito particolarmente. Scontato invece il parere per brani che avevo giá ammirato come Reasons e Meaningless. Il capolavoro della serata peró é stato senza dubbio The passing light of day, dove il frontman ha suonato da solo per i primi minuti (ha fatto anche qualche mezzo casino con la chitarra) per poi essere raggiunto dalla band. Il pezzo é lunghissimo, ma avrei voluto non finisse mai, quel ritornello é di una bellezza rara.
I brani non sono stati tanti, come potete vedere dalla tracklist a fine pagina, ma questo é frutto del minutaggio elevato delle canzoni, con 12 brani la band ha suonato per circa 1 ora e 45 minuti. Certo, forse si poteva fare un po' di piú in questo senso (avrei voluto sentire Chain Sling, per esempio), ma dato il prezzo ridicolo del biglietto, ovvero 25 sterline, non ci si puó certo lamentare.
I suoni erano discreti ma a volte i bassi erano un po' impastati e la voce di Daniel avrei preferito fosse leggermente più forte. Niente di grave, comunque. Il frontman sembrava molto rilassato nell'interazione con il pubblico che ha ricambiato in maniera grandiosa. Il posto non era grande e la venue non era neanche piena, ma penso che in questi casi la quantitá conti poco, quando hai cosí tanto calore. Meglio suonare di fronte a pochi ma calorosi che di fronte a uno stadio che non ti caga, dico sempre io. Tutti conoscevano i testi dell'ultimo album e cantavano ogni parola. alla fine di ogni fine canzone c'era quasi un'ovazione. La band sembra sia rimasta colpita da questo.
Prima del bis Daniel ha detto: "giá non vedo l'ora di tornare la prossima volta" e uno dal pubblico con tono minaccioso gli ha gridato: "NO TU STAI QUI!". Segue risata di Daniel e del pubblico.
Era la mia prima volta con i Pain of Salvation e sicuramente non sará l'ultima, li rivedró con piacere la prossima volta, soprattutto se sforneranno lavori come l'ultimo album.
Mi piazzo nella balconata, molto comoda e non molto affollata, con una ottima visuale. Meglio di cosí non si puó davvero. Arrivo appena cominciano i support act Port noir, quindi spando due parole anche per loro: non mi è mai fregato nulla dell'apparenza, ma presentarsi ad un concerto rock metal (o prog, o quello che volete) con le camicie come se stessi andando ad una festa di compleanno in giardino ("auguri, ho portato del vino") è una cosa che mi dà parecchio fastidio. Mi da fastidio perchè è studiato (ho sbirciato qualche loro foto), se fosse casuale ci passerei anche sopra. Riguardo la musica di questi tre ragazzi: ha sicuramente il suo perché e qualche pezzo non mi è dispiaciuto affatto, ma il tutto suona abbastanza noioso e ammaestrato alle mie orecchie. Come le loro camicie.
Verso le 21 fanno finalmente il loro ingresso i Pain of salvation con Daniel Gildelow con un look a metà tra l'effeminato e il macho, inoltre, non so per quale motivo, è scalzo. Il tastierista da lontano sembra così giovane che sembra uscito da scuola e il bassista sembra abbia appena preso parte ad un film sui pirati. Riguardo il "nuovo" prezioso acquisto della band, il chitarrista Ragnar Zolberg: posso confermare che non ha solo la voce da donna, ma ha anche il look da donna, con tanto di capelli curatissimi e make up. Se non avessi saputo che era un uomo... (qualcuno gli gridava addirittura "I love you", ogni tanto). Riguardo la questione se Daniel vocalmente non sia più quello di una volta. Beh, non è dato saperlo perché tutte le parti impegnative le canta Ragnar che sulle note alte è persino più convincente di Daniel. E con questa affermazione non credo che debba aggiungere altro sulla bravura dell'ormai non più nuovo chitarrista/cantante, nuova linfa vitale della band.
Il concerto mi è piaciuto parecchio e la scaletta è stata perfetta per i miei gusti dato che ampio spazio è stato dedicato ai miei due album preferiti dei Pain of Salvation, Remedy lane e soprattutto l'ultimo In the passing light of day (clicca sui titoli per le relative recensioni). In mezzo, canzoni che fa piacere a tutti riascoltare come Linoleum e Ashes. La band, nelle parti piú pesanti, sembrava una banda (scusate il gioco di parole) di psicopatici: tutti a fare headbanging in tempi diversi e muoversi in maniera casuale sul palco. Ci piace. Le canzoni dell'ultimo album sono risultate convincenti anche in sede live, mi é piaciuta molto anche Silent gold, che da disco invece non aveva colpito particolarmente. Scontato invece il parere per brani che avevo giá ammirato come Reasons e Meaningless. Il capolavoro della serata peró é stato senza dubbio The passing light of day, dove il frontman ha suonato da solo per i primi minuti (ha fatto anche qualche mezzo casino con la chitarra) per poi essere raggiunto dalla band. Il pezzo é lunghissimo, ma avrei voluto non finisse mai, quel ritornello é di una bellezza rara.
I brani non sono stati tanti, come potete vedere dalla tracklist a fine pagina, ma questo é frutto del minutaggio elevato delle canzoni, con 12 brani la band ha suonato per circa 1 ora e 45 minuti. Certo, forse si poteva fare un po' di piú in questo senso (avrei voluto sentire Chain Sling, per esempio), ma dato il prezzo ridicolo del biglietto, ovvero 25 sterline, non ci si puó certo lamentare.
I suoni erano discreti ma a volte i bassi erano un po' impastati e la voce di Daniel avrei preferito fosse leggermente più forte. Niente di grave, comunque. Il frontman sembrava molto rilassato nell'interazione con il pubblico che ha ricambiato in maniera grandiosa. Il posto non era grande e la venue non era neanche piena, ma penso che in questi casi la quantitá conti poco, quando hai cosí tanto calore. Meglio suonare di fronte a pochi ma calorosi che di fronte a uno stadio che non ti caga, dico sempre io. Tutti conoscevano i testi dell'ultimo album e cantavano ogni parola. alla fine di ogni fine canzone c'era quasi un'ovazione. La band sembra sia rimasta colpita da questo.
Prima del bis Daniel ha detto: "giá non vedo l'ora di tornare la prossima volta" e uno dal pubblico con tono minaccioso gli ha gridato: "NO TU STAI QUI!". Segue risata di Daniel e del pubblico.
Era la mia prima volta con i Pain of Salvation e sicuramente non sará l'ultima, li rivedró con piacere la prossima volta, soprattutto se sforneranno lavori come l'ultimo album.