Recensione: Deep Purple - Infinite (2017)


Ma che, ci sono ancora i Deep Purple??? Si, ci sono ancora, con quello che dovrebbe/potrebbe essere il loro ultimo album da studio. Ma, appunto, non é detto che lo sia. Ok, sto facendo tutto io. Non devo dirvi certo chi sono i Deep Purple, vero? In genere si fa sempre un'introduzione per spiegare chi é la band in questione e cosa ha combinato durante la carriera, ma non credo sia il caso di farlo, questa volta, dato che l'anno di fondazione della band é datato 1968.

Venendo a noi... Come suona questo ennesimo capitolo dei 5 inglesi? Infinite é sicuramente un buon disco, con una ottima produzione a cura di Bob Ezrin e con alcuni pezzi che non ti aspetti come la opener Time For Bedlam che ti fa venire il dubbio se tu abbia premuto play al disco giusto, per quanto suoni "diversa". I Deep Purple ormai hanno un'eta, quindi non aspettatevi sfuriate alla Highway star, il tutto é su un ritmo abbastanza compassato ma la musica é di altissima qualitá cosí come lo sono gli interpreti: Ian Gillan ha perso quasi tutta la sua potenza ma il timbro é sempre gradevolissimo e Steve Morse é sempre divino. La band é purtroppo orfana di Jon Lord, ma il sostituto Don Airey é sicuramente all'altezza della situazione e le tastiere sono sempre al posto giusto e con la giusta ispirazione.

Proseguendo con l'ascolto, ottimo anche il singolo All I've Got Is You, che aveva anticipato l'album e che é una delle migliori canzoni del disco assieme a The surpring, forse la canzone musicalmente piú interessante, con un Ian Paice sopra tutti e con la band che mostra tantissima personalitá. Diciamo che fino a quel momento il disco scorre che é un piacere e le tracce Hip Boots, One night in Vegas e Get me outta here non fanno troppa fatica a farsi apprezzare. Successivamente una traccia bruttarella come Johnny's Band smorza un po' gli entusiasmi e le successive On top of the world e Birds of Prey pur non essendo affatto male (che lavoro di Steve Morse in quest'ultima...) ci fanno notare e pesare un po' di staticitá. Ian Paice, sempre sul pezzo, non c'entra nulla, parlo dei BPM delle canzoni che risultano complessivamente un po' troppo bassi e simili tra loro.. Se di vecchiaia forse non é giusto parlare (anche per rispetto) la inutilissima cover di Roadhouse Blues dei Doors conferma tutto: avete presente quando andate a vedere un'attempata cover band della vostra cittá suonare magnificamente i classici rock? Ecco, suona esattamente cosí questa Roadhouse blues, altissima in qualitá ma senza nessun senso di esistere. E' un brano che puoi eseguire in un pub o di fronte a piccole folle ma di certo non da inserire in un disco, soprattutto se ti chiami Deep Purple. L'avessero fatta 30 anni fa questa cover probabilmente parleremo di qualcosa di diverso, ma cosí non ne vedo il senso.

I pregi di questo Infinite sono sicuramente il tanto mestiere, la voglia di mettersi in gioco con delle idee nuove (vedi opener) e alcune ottime tracce (direi tutta la prima metá), di contro un po' di staticitá complessiva e qualche brano evitabile. Di certo la band si fa vedere per quella che é attualmente e non se ne vergogna. I Deep Purple non vogliono nascondersi dietro al make up, cosa sempre apprezzabile sia nella musica che nelle vita in genere. Fate voi.

Voto 68/100
Top tracks: Time For Bedlam, All I've Got Is Yo, The Surprising
Skip tracks: Johnny's band, Roadhouse Blues

1) Time For Bedlam
2 ) Hip Boots
3) All I've Got Is You
4) One Night In Vegas
5) Get Me Outta Here
6) The Surprising
7) Johnny's Band
8) On Top Of The World
9) Birds Of Prey
10) Roadhouse Blues