Recensione: Zeffjack - Friendless


Recensione a cura di Giulia Di Leo

Un rock non parlato: la firma degli Zeffjack nel nuovo album Friendless

Con una carriera quasi ventennale, il power trio strumentale Zeffjack presenta il nuovo album: Friendless, dalle sonorità rock e dalla lingua dialettale, in un mix di wallnoise, new wave, punk e un pizzico di pop.

La band parmigiana, attiva da inizio anni 2000, spiega come il titolo del disco fosse «destinato da tempo in quanto capace di spiegare rapidamente il disorientamento che abbiamo provato nei periodi precedenti al determinante incontro con la Rocketman Records».


Le canzoni senza parole dei Zeffjack esprimono gli stati d’animo umani, attraverso bisogni sonori e geometrie mentali trasmessi al pubblico come semplici sfoghi musicali, che trovano la loro ragion d’essere nella convinzione “suonato è meglio”.

Come spiega la band, tutti i pezzi sono nati da continue improvvisazioni in sala prove: evitando una musica strumentale intesa come ripetizione, le sequenze musicali vengono eseguite come piccoli universi slegati, senza il timore di risultare eccessivamente brevi.

Il videoclip del primo singolo estratto, Poretti Party, è stato volutamente girato nella dimenticata periferia parmense, per contrastare il soggetto raffigurato, quello di un pazzo portatore di divertimento e intrattenimento fuori dai luoghi che tradizionalmente lo accolgono: in questo modo si demolisce il pregiudizio di una periferia immobile e relegata.