Ma prima, breve introduzione totalmente inutile su quello che ho fatto prima del concerto (potete tranquillamente saltare al paragrafo successivo). Ormai sono abbastanza navigato e anche sempre più pigro per sgomitare e conquistare i posti migliori. Arrivo alla stazione di Kentish Town (situata poco sopra la bella Camden town) e vedo un barbiere con prezzi ridicoli, ne approfitto non solo per tagliarmi i capelli, ma anche per farmi fare lo shampoo (penso saranno 30 anni che non lo faccio dal barbiere), appena finito, breve puntatina al ristorante messicano per porzione di nachos e birra piccante (se volete ve la spiego in privato) per fare poi il mio ingresso alla 02 arena solo una 15ina di minuti prima dell'inizio del concerto. Essendo da solo non devo neanche fare troppa fatica per trovare un posto nella tribuna, seduto come un vecchio di merda, come sempre, ovviamente.
Ma veniamo finalmente al concerto. Si comincia alle 19,40 con Ghost in the moon, ma la chitarra di Sascha Paeth non si sente. Un paio di minuti e si unirá alla band pure lui. Se devo essere sincero la canzone in questione non mi emoziona particolarmente, cosí come la successiva Starlight. Poco male, mi perdo nella visione della corista che Adrienne Cowan (sostituisce Amanda Sommerville) che mi lascia iptnotizzato per una ventina di minuti buoni. La rivedremo, come voce principale in Moonglow e Farewell. Vi propongo una foto per farvi capire di cosa sto parlando. E' la ragazza sulla sinistra.
Il tour è ovviamente quello di Moonglow (clicca qui per la recensione dell'album) e il mastermind Tobias Sammet ha sempre manifestato, sin dalla gestazione, il (troppo) amore per quest'album. Beh, lo manifesta anche nel tour, se vediamo quante canzoni ripropone dal vivo in questo tour. La prima mezz'ora buona del concerto é dedicata esclusivamente all'ultima fatica discografica, ma quasi tutte le canzoni vedranno spazio durante la lunga performance (per dettagli vedere la scaletta a fondo pagina).
Come accennavo in apertura, gli amanti del bel canto non possono non strabuzzare gli occhi di fronte a tanta abbondanza. Se pensiamo che il corista Herbie Langhans o il chitarrista Oliver Hartmann abbiano due voci pazzesche, beh, avete capito l'importanza dei protagonisti. Assieme a Tobias Sammet ci sono altre come quelle di Eric Martin, Geoff Tate, Bob Catley, Jorn Lande e Ronnie Atkins. Penso che anche il fonico o il fotografo della band (che vedrá il suo momento di notorietá a fine performance) sappiano cantare magnificamente.
Ho trovato uno Jorn Lande un po' invecchiato fisicamente. E' entrato in scena sulla bellissima The raven child con i capelli corti e vestito abbastanza elegantemente. Anche la voce era un po' in difficoltá (rispetto ai suoi standard sovraumani) ma si scalderá ben bene durante la performance. Che emozione incredibile ascoltare dal vivo The scarecrow o di Lucifer. Fuoriclasse totale.
Eric Martin, sempre simpaticissimo, si presenta con la cover stupenda di Maniac e sono d'accordo quando Tobias dice che la canzone gli calza come un guanto. Canterá, fra le altre, anche Dying for an angel (in origine affidata a Klaus Meine degli Scorpions) e, a sorpresa, anche Promised land, in duetto con Jorn.
Geoff Tate comincia la sua performance con Alchemy e Invincible ed é un piacere ascoltare il suo timbro incredibile e una forma assolutamente ritrovata. Sembra davvero quello dei bei tempi. A proposito di questo: Tobias lo guardava estasiato mentre cantava i suoi pezzi.
Sammet stava spesso seduto oppure dietro ai suoi ospiti, con l'espressione di chi ammira le loro voci e per godersi l'arena piena e che cantava e si agitava su ogni pezzo. La sua missione é assolutamente riuscita, cosí come la sua performance canora e il suo umorismo contagioso. Fra le altre cose ha continuamente scherzato su come nelle prime file ci fossero i giovani, mentre i genitori e i piú adulti siano nelle balconate, oppure sul fatto che a Londra siano un po' stretti con le regole e spera di non sforare con l'orario sennó gli aspetta una bella multa. In generale mi piace il suo modo di stare sul palco e di vivere l'improvvisazione: Oliver Hartmann fa casino con le parole della storica Reach out for the light (prima canzone in assoluto del progetto) e lui invece di cantare ne sottolinea (ridendo) l'errore. Questo é il tipo di frontman che mi piace.
La scaletta accontenta davvero tutti prendendo da quasi tutta la discografia della band e, a proposito di ironia, Tobias dice che lo sa che siamo un po' stanchi e quindi ci propina un'altra canzone lunghissima, Let the storm descend upon you, semi capolavoro del penultimo album. Dopo una, in veritá trascurabile, Lost in space ci avviciniamo alla fine del concerto ed ecco quindi la giá citata Farewell e la consueta Sign of the cross in medley con The seven angels, perfette per far cantare tutti gli ospiti della serata.
Descrivere in dettaglio tutto il concerto é impresa impossibile, data la durata e la presenza di cosí tanti ospiti e duetti. Vi lascio la scaletta a fondo pagina per provare a farvi raccapezzare un pochino.
Il concerto mi é piaciuto moltissimo, a pari di quello che avevo visto qualche anno fa. Piú di 3 ore di esibizione e una voce meglio dell'altra, che volere di piú? Ah, il biglietto é costato circa 40 sterline per tutto questo ben di Dio, se penso a quanto si fanno pagare altri artisti...
Lunga vita a Tobias Sammet, uno dei fuoriclasse della nostra epoca.