Intervista: Hangarvain

Ho incontrato gli Hangarvain dopo la bellissima esibizione di supporto ai mitici D-A-D al Dingwalls di Camden Town di Londra (cliccate per il live report) e ho avuto modo di fare delle chiacchiere piú approfondite con il cantante della band: Sergio Toledo Mosca che é stato molto gentile e molto disponibile.


Ecco quello che gli ho chiesto:

Avete finito il concerto da poco, reazioni a caldo?
Beh, si dice che il Dingwalls sia un posto magico ed é vero. La reazione a caldo generale é strapositiva. Considerando che siamo la band di apertura e in pochi ci conoscevano... Dopo 5 minuti erano tutti con le mani alzate. Reazioni assolutamente positive.

Riguardo il vostro ultimo lavoro, The Great Machine, complimenti, me lo sono gustato e goduto. Veramente un bel disco, suonato bene, snello e diretto. La mia preferita é Walk Away, hai una tua preferita?
Certo che ce l'ho! E' la title track The great machine. Al momento non la suoniamo perché il nostro organista é a casa perché gli é nata una bambina, ma nella seconda parte del tour ci raggiungerá e sará presente in scaletta.

Riguardo appunto The Great machine, volevo chiederti come é nata l'idea di mettergli un coro Gospel, alla fine.
Alcuni di noi vengono dal Blues, io sono specializzato in canto Afro americano. Quando insegno qualcosa parto dal Gospel, viene naturale, parte tutto da li. Le coriste in questione, tra l'altro, sono mie ex allieve. Io sul palco di solito ho la divisa da pastore americano, anche se non ce l'avevo stasera. Parte tutto da li e portiamo in giro il verbo del Southern Rock.

Sono curioso di sapere come mai avete scelto di eseguire la cover di una band che a me piace tantissimo, i Monster truck.
E' una storia un po' bizzarra. Ai tempi del primo album funzionava benissimo il sito Reverbnation che ad un certo punto ti dava l'opportunitá di suonare ad un festival al Central park di New York. Passavano i primi 3 e noi siamo arrivati quarti. Indovina chi c'era al terzo posto? Esatto, i Monster truck. Sul momento ti incazzi come una bestia, poi peró siamo andati ad ascoltarli e abbiamo realizzato che ci stava!

Nel vostro disco c'é la storica cover Black Betty. Come mai questa scelta?
Volevamo omaggiare i fratelli Lomax e anche citare la situazione degli afro americani di quel periodo. Ci sono molti miti che conosciamo, gente come Jimi Hendrix o Janis Joplin ma Alan Lomax é uno di quelli che dovrebbero godere di maggior considerazione. E' grazie anche a personaggi come lui se oggi possiamo godere di tanta musica. Era un doveroso omaggio per uno che fatto conoscere questa canzone, che non era altro che un "canto di lavoro" americano. Le registrazioni originali sono bellissime, si sente anche il rumore della falce.

Avete avuto modo di conoscere i D-A-D?
Si, sono venuti loro nel nostro camerino per presentarsi. Sono persone tranquillissime e siamo finiti a parlare di calcio, ricordando i vari calciatori danesi venuti a giocare in Italia e anche degli Europei del 92 che hanno visto la Danimarca vincente. Dietro le quinte non hanno l'atteggiamento delle rockstar, sono persone a modo e tranquille.

Se oggi potessi scegliere di andare in tour con una band, chi sceglieresti?
Sicuramente i Rival sons, la mia band preferita. Portano avanti un discorso da 7 anni anni in maniera vera e credibile. Per me sono la band Rock del futuro. Prima o poi ci dovrá essere un ricambio generazionale perché i gruppi storici fra 10 anni non ci saranno piú e loro, secondo me, saranno dei candidati numero uno per sostituirli.

Quali sono i vostri piani per l'imminente futuro?
Finire il tour, fare ancora altre date a partire dalla primavera (i nomi sono ancora top secret!) e da settembre in poi magari cominciare a scrivere il disco nuovo. Non ci fermiamo!


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